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lunedì 2 marzo 2009

OTTO LOGGE DI MURATORI NELLA MARCA DEI MASSONI

di Lieta Zanatta

Nel trevigiano 200 affiliati, soprattutto liberi professionisti: avvocati e medici.
I loro nomi depositati in Questura, come vuole la legge Spadolini,
ma quasi nessuno esce allo scoperto. Per la prima volta un ritratto completo




Napoleone Buonaparte, George Washington, Nietzsche, Beethoven, Mozart, Voltaire, Vittorio Alfieri, Giosuè Carducci, Garibaldi e Mazzini, Francesco Crispi, Henry Ford, Totò, Salvador Allende. Tutti con un particolare in comune. Quale? Erano massoni. Come i quasi quarantamila oggi esistenti in Italia e i quasi duecento nella sola provincia di Treviso, appartenenti a ben otto Logge.
Una curiosità venuta alla luce con la pubblicazione “Quale Primavera per i Figli della Vedova? Treviso vista e vissuta dai massoni di una loggia del Grande Oriente d'Italia” (ed. Ogm) di Carlo Silvano, sociologo napoletano da dieci anni trapiantato nel trevigiano. «Il lavoro che ho svolto - spiega il sociologo - è consistito nel capire gli stili di vita dei massoni, i loro valori, come vivono inseriti nella società trevigiana, cosa pensano di temi come il testamento biologico, il mobbing, la famiglia e l'aborto, la costruzione di moschee nel territorio, i rapporti con la magistratura».


Silvano ha sentito diversi massoni ma nel libro ha riportato le sole interviste a tre maestri venerabili, succedutisi nella Loggia “Primavera”, di cui uno, il notaio Paolo Palvo, è nota l'identità per sua espressa volontà. «Gli altri due hanno preferito restare nell'anonimato: secondo loro la scarsa conoscenza sulla materia Massoneria e i problemi scaturiti dalla Loggia deviata P2, potrebbero esporre i familiari a pregiudizi di sorta». Delle otto logge presenti nel trevigiano, due, “Paolo Sarpi” e “Primavera” appartengono al “Grande Oriente d'Italia”, con tempio per i rituali a Silea, 70 fratelli e nessuna donna ammessa. Cinque logge dipendono dalla “Gran Loggia d'Italia”, con un centinaio di affiliati tra cui alcune donne che si incontrano nel tempio di Castagnole. L'ottava loggia “Keystone”, dipende dalla “Obbedienza Gran Loggia Regolare d'Italia”, 18 fratelli aderenti che si ritrovano a Roncade. Una netta prevalenza di liberi professionisti, soprattutto avvocati e medici, ma anche impiegati e operai, come un lavoratore, laureato, della Costa d'Avorio.
«GLI INTERVISTATI – riprende Silvano - affermano che il motivo per cui sono entrati in una Loggia è perché essa è una scuola di vita, si ispira a valori come la libertà di pensiero, l'uguaglianza e la solidarietà tra gli uomini. Confrontano le loro visioni ed esperienze “laicamente”, dicono senza influenze religiose e politiche». Una ricerca non semplice vista l'abitudine al silenzio. I “Figli della Vedova” sono molto riservati, non è detto si conoscano fra logge diverse, e le liste degli aderenti sono depositate in Questura, visto che la “legge Spadolini” scritta dopo il caso P2 nel 1982, vieta le associazioni segrete, in contrasto con l'articolo 18 della Costituzione Italiana. «Alcuni, come Dario Paoletti (della Gran Loggia d'Italia), non hanno problemi ad intervenire pubblicamente per far conoscere il loro pensiero. Devono essere loro a farsi conoscere meglio partecipando e intervenendo ai dibattiti pubblici, utilizzando anche i media locali per esprimere la propria opinione sui problemi contingenti della comunità, e firmandosi come massoni».
[“Il Treviso”, 2 marzo 2009, pag. 23]

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