Cosa pensi della massoneria?

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mercoledì 22 aprile 2009

pranzo a Ponte della Priula

Oggi ho conosciuto un nuovo massone. Fa parte della Gran Loggia d'Italia e abbiamo pranzato insieme in un ristorante sul fiume Piave. In un'ora e mezza abbiamo toccato molti argomenti, e devo riconoscere di aver incontrato un'altra persona che affronta in maniera pacata ogni argomento relativo alla Libera Muratoria.

martedì 21 aprile 2009

Siamo tutti alla ricerca di Dio

Ho iniziato a raccogliere il materiale per un nuovo libro dedicato alla Massoneria presente a Treviso, e recentemente ho intervistato un massone del Grande Oriente d'Italia, focalizzando l'attenzione su Dio e sul rapporto tra uomo e Dio. Pur non condividendo il contenuto di certe risposte, riporto fedelmente quanto mi è stato riferito, convinto che quanto emerge dall'intervista offre numerosi spunti per la riflessione personale anche ai cattolici. Ecco la bozza dell'intervista.
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Secondo lei, qual è il disegno che Dio ha per ogni singolo uomo?
Devo preliminarmente precisare che, da un punto di vista ontologico, per me Dio è il Grande Architetto dell’Universo e che personalmente non mi riconosco in nessuna religione. Se questa è una visione relativista… ebbene, allora sono un relativista! Devo dire, inoltre, che l’esortazione “conosci te stesso”, iscritta sul tempio dell’Oracolo di Delfi, ben riassume l’insegnamento di Socrate, in quanto la Verità è in noi stessi e non nel mondo delle apparenze. Più tardi anche Sant’Agostino affermerà: “non andare fuori, rientra in te stesso: è nel profondo dell’uomo che risiede la Verità”. Ma, venendo al punto, io penso che Dio non voglia tracciare un disegno, un destino per ogni singolo uomo. Perché, se così fosse, dove andrebbe a finire il libero arbitrio? Se fin dalla nascita il destino di ogni uomo fosse segnato, fin nei minimi dettagli, l’individuo, pervaso da una sorta di passiva rassegnazione, non avrebbe alcun incentivo, alcun stimolo per compiacere Dio, diventando migliore e seguendo i Suoi precetti, secondo una propria libera scelta. A mio avviso, ogni essere umano nasce e la propria esistenza viene segnata e talvolta condizionata da accadimenti che prescindono la propria volontà ma, grazie a Dio - ed è proprio il caso di dirlo -, ad esso, nella generalità dei casi, rimangono numerose ”chances” per determinare il proprio destino.

Ma nell’uomo c’è - secondo lei - il desiderio di conoscere e avvicinarsi a Dio?
Come le piante tendono verso la luce, così l’uomo è proteso alla ricerca di Dio. A mio avviso, questa condizione interiore è insita nella natura umana. Infatti, qualsiasi popolo, a prescindere dal grado di civiltà raggiunto, dal periodo storico preso in considerazione, o dal suo insediamento da un punto di vista geografico, ha sempre manifestato un propria forma di religiosità, magari legata alla propria cultura. E’ emblematico il fatto che gli ebrei pratichino la circoncisione, oppure che i musulmani non si nutrano di carne di maiale; il tutto, a mio avviso, per ragioni di natura culturale, ma anche climatica. La religiosità dell’individuo si estrinseca, tanto nel contesto di una religione monoteista, quanto nel contesto di una religione politeista, così come talune religioni, come quella cristiana, si fondano sulla trascendenza, mentre altre religioni animistiche si fondano sull’immanenza.

Si può - a suo avviso - arrivare a conoscere Dio con la sola luce della ragione?
Com’è noto la fede costituisce l’elemento imprescindibile per avvicinarsi a Dio. Allo stato, nessuno ha mai dimostrato, utilizzando metodi e protocolli scientifici vigenti, l’esistenza o la non esistenza di Dio. Sant’Agostino sosteneva che, dopo la fede, la ragione costituisce un ulteriore mezzo per conoscere Dio.

In che termini si può parlare dell’esistenza di Dio con chi non crede?
Temo che con un ateo sia difficile e, forse, inutile parlare dell’esistenza di Dio.

Ma Dio - secondo lei - perché ha creato l’uomo?
Se facciamo un ragionamento partendo dall’Antico Testamento, allora la risposta è alquanto scontata. Infatti, ogni religione fornisce ai propri adepti delle risposte ben precise nel merito. Se allarghiamo il nostro orizzonte, da un punto di vista speculativo, la ragione della nostra esistenza non trova, allo stato, risposte certe e convincenti. Il mio personale convincimento è che l’uomo è una piccola, infinitesimale parte integrante del creato, al pari di tutto ciò che compone l’universo. Ritengo che l’umanità abbia perso l’antica certezza di avere un ruolo predominante all’interno dell’universo, ne consegue dunque che è ragionevole abbandonare una visione geocentrica dell’uomo, mi si passi il termine inappropriato, per approdare ad una più consona visione eliocentrica.

In quali modi, secondo lei, Dio si rivela a quanti credono in Lui?
Il modo con il quale Dio si rivela è sotto gli occhi di tutti, o, meglio, “di chi sa vedere”. L’universo in cui viviamo è lo specchio dell’infinito, la testimonianza più evidente dell’esistenza di Dio. In questo senso, mi sento vicino alla filosofia di Giordano Bruno, il quale riconosceva Dio in ogni manifestazione della natura.

Cosa significa, secondo lei, credere in Dio?
Posso risponderle in questo modo: il massone non crede, come il religioso ad un Dio trascendente e personale, né come il filosofo ad un’astrazione, ma conosce Dio come Legge che regola l’equilibrio perfetto dell’Universo, prima sostanza intelligente universale che scaturisce da tutte le cose visibili ed invisibili.

Quali sono, in base alla sua esperienza personale, le caratteristiche della fede in Dio?
La fede in Dio non può estrinsecarsi soltanto nella ritualità di ogni domenica, come accade ad esempio nel caso dei cattolici. Se non vi è coerenza da parte dell’individuo nei comportamenti, nel rispetto di quei principi universali che accomunano quasi tutte le religioni, la fede rischia di diventare una vuota esternazione rituale. A tal proposito, devo dire che apprezzo quei preti, scomodi ed ingombranti per la gerarchia ecclesiastica, i quali prediligono prestare la loro attenzione ed il loro aiuto agli emarginati, a quelli che hanno smarrito la retta via, ai poveri ed, in generale, alle persone più deboli. Ritengo che questo atteggiamento li avvicini a Dio, rendendo il loro agire coerente con il Vangelo, molto più di certi prelati che, come si suol dire, “predicano bene e razzolano male”.

Secondo lei, la fede dev’essere solo un atto personale oppure deve anche esprimersi come atto comunitario?
Non vi è contraddizione tra una cosa e l’altra. Ci sono delle circostanze in cui l’uomo preferisce onorare Dio in un rapporto di intimità e quindi di incontro individuale. In altri momenti, quando prevale il desiderio di manifestare la propria fede e la propria appartenenza, l’individuo privilegia momenti comunitari, che trovano espressione nella ritualità della Santa Messa o, più in generale, nella liturgia.

Sono importanti, secondo lei, le formule della fede?
Le formule della fede, costituite dalla liturgia e dai riti, che rappresentano l’aspetto exoterico di ogni religione, rivestono una certa importanza. In ultima analisi, ciò che più conta non è la formula, cioè il mezzo, bensì il fine, l’incontro con Dio.

E’ possibile, secondo lei, fidarsi sempre di Dio?
Il termine fidarsi si attaglia più al rapporto tra esseri umani che tra gli stessi ed il loro Creatore. Se Dio è Legge ed Amore, allora sentimenti come fiducia o sfiducia non hanno ragione di esistere.

Lei prega? In quali occasioni?
Se per preghiera si intende la recitazione di un testo convenzionale indirizzato a Dio, allora la mia risposta è che io non prego. Non passa giorno, però, senza che il mio pensiero vada a Dio, tanto nei momenti tristi, quanto in quelli lieti. (a cura di Carlo Silvano)

lunedì 20 aprile 2009

Prostituzione: un massone e un prete si confrontano

Nel libro "Quale Primavera per i figli della Vedova?" riporto il parere di un massone e di un prete (don Piergiorgio Morlin, parroco a Mazzocco di Mogliano Veneto) sul problema della prostituzione.

La prostituzione - ho chiesto al massone - non è un fenomeno che riguarda solo le immigrate di colore: anche le italiane si vendono. A una tariffa certamente diversa dalle immigrate, ma si vendono. È pensabile un’eventuale legalizzazione delle cosiddette “case di tolleranza”?

Per rispondere alla sua domanda ribadisco che la prostituzione, se praticata quale libera e consapevole scelta, non è un reato. Gli atti osceni in luogo pubblico costituiscono invece un reato. Non sono in grado di prevedere le ripercussioni che potrebbero verificarsi con l’apertura delle case di tolleranza. È noto che in certi quartieri delle grandi città la gente vive sotto assedio e di notte, dopo una certa ora, non può praticamente uscire di casa perché droga e prostituzione la fanno da padrone. Anche a Treviso questo fenomeno, con il passare del tempo, si avvia a diventare una vera e propria emergenza sociale. Se questo disagio sociale potesse venire anche parzialmente risolto, al di là di ogni ipocrisia, ben venga la riapertura delle case chiuse! Lo “status quo” che perdura da lustri, ha dimostrato che la situazione è andata via via peggiorando e dunque un atteggiamento delle istituzioni inerte e privo di iniziative adeguate è comunque colpevole.
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Sul fenomeno della prostituzione è da registrare l’amaro sfogo di don Morlin, che afferma: “È noto che il fenomeno della prostituzione è vecchio come il mondo. I discorsi sono sempre quelli. Non c’è molto da aggiungere. Io mi pongo il problema più da un punto di vista educativo-culturale-etico che della sicurezza sociale che spetta all’autorità governativa. La soluzione amministrativa, però, qualunque essa sia, non ha alcuna efficacia se non parte da alcuni valori di ondo condivisi: dignità, cultura, coscienza etica, ecc... Oggi, in realtà, c’è uno spaventoso lassismo etico non solo sul piano sessuale ma anche sul piano civile della legalità. Lo slogan “tolleranza ero” proclamato dagli attuali governanti contro le prostitute, i clandestini e i poveri cristi si spreca a tutti i livelli del governo del Paese. Perché in Italia non viene proclamata la stessa “tolleranza zero” nei confronti dei potenti che fanno i furbi, che legalizzano il “falso in bilancio”, che fanno leggi apposite per sfuggire alla giustizia, che insultano turpemente magistrati e vversari politici, che sono proprietari del 70% del sistema informativo italiano, che fanno eleggere al Parlamento italiano mafiosi, inquisiti e corrotti?... Comunque, per quanto riguarda il fenomeno della prostituzione, sono nettamente contrario alle cosiddette case di tolleranza”.