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mercoledì 13 maggio 2009

L'opinione di un massone sui clandestini


Ad un massone trevigiano ho posto tre domande inerenti ad un articolo pubblicato su "La Tribuna" (http://espresso.repubblica.it/dettaglio-local//2080595), e riguardante la presenza dei clandestini in Italia e l'opera di don Canuto Toso. Devo precisare che ho avuto modo di parlare dei clandestini con don Canuto, il quale ha inteso sottolineare il fenomeno in generale nella storia dell'emigrazione, senza approvarlo, specialmente quando sbarcano numerosi a Lampedusa. Insomma, don Canuto ritiene indispensabile e concorda su un certo regolamento dei flussi migratori.
Qual è la sua opinione sulle posizioni assunte da don Canuto Toso nell'articolo pubblicato su La Tribuna del 29 aprile scorso?
Premetto che ammiro don Canuto Toso per quello che ha fatto e fa, ma non sono d'accordo con l'idea che bisogna essere tolleranti con i clandestini per il fatto che, nei tempi passati, anche gli italiani hanno tentato questa strada. La legge è legge, e questo vale per ieri e per oggi; occorre instaurare una situazione tale che si possa definire "Ordo ab Chao", ovvero l'Ordine del caos.
Se è vero che ci sono clandestini attivi nel mondo della delinquenza, è anche vero, però, che sono tanti a scappare dai loro Paesi per sfuggire a guerre, epidemie e fame. Non bisogna, secondo lei, fare allora delle distinzioni e aiutare concretamente chi vive in situazioni di emergenza?
Al di là della solidarietà che lo Stato Italiano pratica con alcuni stanziamenti di somme in Bilancio - poco?, molto? -, ci sono organizzazioni internazionali preposte a questo scopo. In casi particolari di persecuzione politica lo Stato, tramite apposite Commissioni, concede l'asilo politico ai clandestini.
Lei svolge la professione di medico. Se la sentirebbe di denunciare alla polizia un clandestino che dovesse eventualmente rivolgersi a lei per essere curato?
Sono diventato medico con l'obbligo deontologico di curare chiunque, evitando di denunziare, o fare referto, qualora questo dovesse procurare pregiudizio penale al paziente.

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